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Baby gang a Como e provincia

Ancora una volta sembra di leggere una storia che appartiene a luoghi diversi. “Una situazione del genere si poteva ipotizzare in altre realtà, non qui” ha affermato il Questore di Como, Giuseppe De Angelis. Eppure non stiamo descrivendo la Paranza dei bambini di Napoli, ma una gang in piena regola composta da ragazzini dai 14 ai 18 anni appena compiuti che nella città di Como e provincia commetteva ogni tipo di reato possibile, rapine, estorsioni, furti, ricettazioni, lesioni, danneggiamento. In soli cinque mesi hanno seminato il panico.

«Avevano comportamenti antisociali, distruttivi verso le cose, deturpanti verso l’ambiente, umilianti e prevaricanti verso le persone, specialmente quelle più deboli, oppositivi e insofferenti nei confronti dell’’autorità» così li descrive il procuratore della Repubblica dei minori Ciro Cascone. «Le famiglie non si sono rese conto della gravità del comportamento dei loro figli e di cosa stavano facendo, nonostante i continui affidamenti dei ragazzini quando venivano fermati e denunciati — evidenzia il questore di Como, Giuseppe De Angelis — I contesti familiari hanno influito sull’educazione dei minori e portato a questa degenerazione dei comportamenti veramente preoccupante, non solo per la frequenza e gravità degli atti, ma anche per la capacità catalizzatrice e aggregativa di altri ragazzini».

Fonte: Corriere di Como del 30.01.2019 di Mauro Peverelli

Il loro obiettivo era la supremazia in città, soprattutto tra i coetanei.
La banda si stava allargando sempre di più.
Altri giovani e giovanissimi, attirati dal «prestigio sociale» che ne avrebbero guadagnato nell’affiancarsi alla baby gang, si stavano avvicinando al gruppo ampliando il numero dei componenti in modo preoccupante.
La squadra Mobile e i carabinieri di Como, che da mesi indagavano sulla banda di ragazzini che infestava le vie del centro e non solo, coordinati dalla Procura dei minori di Milano, in queste ore sono passati al contrattacco.

All’alba di questa mattina è così andato in scena un blitz che – a memoria – non ha precedenti nel capoluogo lariano. «Una città tranquilla, in cui non si pensava di poter assistere a una cosa del genere», è stato detto ieri in conferenza stampa.
Diciassette ragazzi di età compresa tra i 14 e i 18 anni (appena compiuti), per la stragrande maggioranza italiani (sono solo cinque gli stranieri) sono stati raggiungi da una misura restrittiva in cui vengono contestati (a vario titolo) ben 38 reati tra furti, ricettazioni, rapine, danneggiamenti, estorsioni e altro. Il tutto in quella che è stata definita come una «escalation criminale» partita in luglio e conclusa proprio in queste ore.
Tra di loro c’erano anche dei 13enni, età che li rende non punibili dalla legge.

Cinque ragazzi sono finiti in carcere, altri sette sono stati portati in una comunità, agli ultimi cinque è stata imposta la misura della permanenza nell’abitazione, una sorta di arresto domiciliare per chi non ha ancora 18 anni. In pratica potranno vedere solo i genitori e, anche per andare a scuola, dovranno chiedere l’autorizzazione al giudice tramite istanze dei rispettivi avvocati.
La banda che terrorizzava il centro di Como era composta, 13enni a parte (uno di questi è stato rispedito dai genitori nel paese d’origine), da 4 giovani di 14 anni, da 5 quindicenni, da 4 sedicenni, da due 17enni e da due ragazzi che nel frattempo sono diventati maggiorenni ma che all’epoca dei fatti contestati non lo erano ancora.
I componenti del gruppo risultano residenti a Como (la maggioranza di loro), ma anche a Cantù, Lipomo, Cernobbio e Montano Lucino.
La Procura dei minori di Milano contesta loro 10 rapine, una estorsione, 17 furti, 5 ricettazioni e altri reati come resistenza a pubblico ufficiale, oltraggio e danneggiamento.
Il punto di ritrovo del gruppo era all’esterno di una attività commerciale dei Portici Plinio a Como. Da qui partivano poi le spedizioni rivolte spesso contro coetanei (ma anche contro ragazzi più grandi) e negozi di ogni genere che venivano letteralmente saccheggiati.
Non avevano timore di nulla. Né delle forze dell’ordine che di volta in volta intervenivano e che venivano schernite e denigrate («Tanto usciremo subito, non potete farci nulla, e quando saremo fuori ve la faremo pagare»), né ovviamente dei commercianti o degli altri ragazzi.
Gli episodi sono avvenuti per la grande maggioranza in centro storico, e di molti abbiamo dato conto nei mesi scorsi sulle pagine del giornale. Ma la mano della baby gang – che si spostava in bus, ma anche in bici o in motorino – arrivava fino a Montano Lucino o Villa Guardia.
«La capacità delinquenziale del gruppo era in crescita, così come la temerarietà dei ragazzi che vi facevano parte – hanno commentato il Questore di Como, Giuseppe De Angelis, e il vice comandante provinciale dei carabinieri (facente funzione) Donato Di Gioia – La temerarietà di questi ragazzi era senza precedenti per una città tranquilla come Como. Una situazione del genere si poteva ipotizzare in altre realtà, non qui. Grazie quindi allo scambio di informazioni tra polizia e carabinieri, e grazie anche alla Procura dei Minori che ci ha seguito da vicino decidendo di riunire i fascicoli che in un primo momento, in seguito agli interventi effettuati dai diversi corpi, erano nati divisi».

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