‘Ndrangheta a Cantù il Presidente della Commissione Antimafia annuncia la sua presenza in Tribunale
Quando il cittadino trova la forza di denunciare ma poi non trova lo Stato al suo fianco, può succedere che prevalgano il timore e la paura per la propria incolumità e per l’incolumità dei propri familiari e quindi giunga ai casi in cui si ritratta o si minimizzano i fatti realmente successi in sede di processo, una reazione umana, in parte comprensibile ma non giustificabile. Quindi quanto è avvenuto, pone ancora una volta l’allarmante accento sull’importanza della presenza delle istituzioni in casi come questo e sulla opportunità delle stesse istituzioni di costituirsi parte civile durante i processi. Ma in questo caso il Comune di Cantù non l’ha fatto e anche la Regione non è presente al processo.
L’articolo 31 della Legge 17 del 24 giugno 2015 prevede infatti che “la Regione può costituirsi parte civile nei processi contro la criminalità organizzata per fatti di particolare rilevanza e allarme sociale verificatisi nel proprio territorio”.
Se però la costituzione di parte civile non viene sollecitata dai consiglieri del territorio per stimolare Regione Lombardia a utilizzarlo, alla fine diventa uno strumento solo sulla carta. Quindi è arrivato il momento che le istituzioni prendano coscienza del fatto che i cittadini non possono portare avanti questa battaglia contro le mafie da soli. Certo, possono contare sull’apporto delle Forze dell’Ordine e della Magistratura. Ma non è sufficiente: è necessario che le istituzioni affianchino i cittadini. Basti pensare al processo per l’assassinio di Lea Garofalo: la figlia di Denise Cosco fu affiancata da un gruppo di studentesse che presenziarono a tutte le udienze. Un supporto che diede la forza a una ragazza ancora adolescente di fare quello che oggi molti adulti non si sentono di fare.
Fonte: GiornalediComo.it del 22.02.2019 di
‘Ndrangheta a Cantù. Durante queste settimane, in Tribunale a Como, si sta svolgendo il processo contro i presunti ’ndranghetisti accusati di avere tentato di mettere le mani sulla movida di piazza Garibaldi tra il 2016 e il 2017. Dopo le ritrattazioni del titolare di un bar di Cantù sulle abitudini dei clienti accusati di ‘ndrangheta, emerse durante l’udienza di lunedì. Torna sull’accaduto Monica Forte, Presidente della Commissione Speciale Antimafia, Anticorruzione, Trasparenza e Legalità di Regione Lombardia che manifesta la volontà di assistere alle prossime udienze dei processi di ‘ndrangheta per i fatti avvenuti nel Canturino.
‘Ndrangheta a Cantù il Presidente della Commissione Antimafia annuncia la sua presenza in Tribunale
“Continuo ad essere fermamente convinta che la vicinanza delle istituzioni sia fondamentale: per questo motivo è mia ferma intenzione partecipare e far sentire la presenza della Commissione Antimafia di Regione Lombardia a più udienze possibili – annuncia Monica Forte – In casi come questi, dove le istituzioni pubbliche hanno avuto la mancanza di non costituirsi parte civile al processo sulla ‘ndrangheta, le istituzioni
dovrebbero quantomeno essere presenti al fianco dei cittadini durante l’iter processuale. Siamo ancora in tempo. Già martedì sarò presente personalmente in Tribunale a Como”. Anche Alessandra Dolci della Direzione Distrettuale Antimafia ha evidenziato l’importanza delle presenza delle istituzioni a fianco dei cittadini durante il processo, per evitare che si sentano soli e abbiano paura a raccontare la verità dei fatti.
“Le sue parole riprendono il principio che avevo espresso e cioè che il comportamento dei testimoni è comprensibile di fronte ad un isolamento sociale e istituzionale – continua Monica Forte – Nel Comasco, in particolare nel Canturino, purtroppo c’è stato sempre un atteggiamento riduttivo del fenomeno ‘ndrangheta, forse per un senso di vergogna o per non dare un’immagine negativa del territorio. E invece bisogna avere consapevolezza della realtà in cui viviamo e denunciare senza paure”.