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Lobby e conflitti d’interessi: l’Italia faccia una legge

In Italia c’è ancora tanto da fare. Due i principali punti deboli: l’assenza di una legge sul conflitto d’interessi e la mancanza di una regolamentazione delle attività di lobbying. I progressi procedono “molto lentamente” e serve “un’azione più risoluta”.

 

© Transparency International

 

Fonte: Il Fatto Quotidiano del 03.03.2021 di Virginia della Sala

C’è ancora tanto da fare: è la brutale sintesi dell’ultimo rapporto del Greco, organo del Consiglio d’Europa che si occupa di lotta alla corruzione nell’Unione europea, sulle misure prese dall’Italia contro la corruzione dei parlamentari, nonostante le raccomandazioni fatte nel 2016.

Due i principali punti deboli: l’assenza di una legge sul conflitto d’interessi e la mancanza di una regolamentazione delle attività di lobbying. I progressi, si legge, procedono “molto lentamente” e serve “un’azione più risoluta”. Si parte dal Parlamento. Il Greco rileva che nonostante la buona volontà e alcune novità introdotte soprattutto alla Camera, ci sia ancora molto da fare come “sviluppare ulteriormente la gamma di sanzioni non penali per comportamenti non etici, in base al mandato parlamentare

Molto carente il Senato: “Deve ancora intraprendere un percorso simile per promuovere un forte ethos di integrità tra i suoi membri, manca ancora un codice di condotta” Vengono invece valutati come positivi gli impegni della Camera su “donazioni, doni, ospitalità, favori e altri benefici” anche in relazione all “obbligo di dichiarare l’alloggio e le spese di viaggio coperte dagli sponsor”.

Tuttavia, non basta. Si passa al conflitto d’interessi: mancano “norme chiare e applicabili per i parlamentari” anche attraverso “una sistematizzazione del regime di ineleggibilità e incompatibilità”. Serve che “il processo di verifica di ineleggibilità/incompatibilità sia ulteriormente snellito e quindi svolto in modo efficace e tempestivo”. Nessun seguito, è la nota, è stato dato alle “iniziative concrete prese dalla precedente legislatura per sistematizzare e snellire le norme sui conflitti di interesse”. Si fa riferimento alle leggi in discussione, come quella di cui è relatore Giuseppe Brescia (M5S) in commissione Affari costituzionali, ma ancora si sottolinea che “le norme esistenti in materia di conflitti di interesse e incompatibilitàsono contenute in un elevato numero di leggi diffuse (e relative modifiche), e che questa mancanza di razionalizzazione crea difficoltà quando si tratta della loro pratica comprensione e applicazione”

BENE INVECE le restrizioni di Montecitorio che vietano agli ex deputati di iscriversi al registro dei lobbisti nei 12 mesi successivi alla fine del mandato parlamentare. Servirebbe però vietare “altre funzioni che potrebbero essere svolte e che potrebbero anche dar luogo a conflitti di interesse”. Bisognerebbe identificarle e deventualmente imporre restrizioni. C’è poi anche qui un appello alla redazione di una legge che regoli le attivitàdi lobbying. Se alla Camera è stata ben accolto il registro, manca un codice di comportamento per i deputati. Al Senato risultano invece assenti sia l’uno che l’altro. “Il Greco comprende che ulteriori azioni in questo campo potrebbero aver luogo nel contesto dell’adozione di un quadro giuridico completo sul lobbismo – conclude Strasburgo – . I tempi sono maturi, la questione continua ad essere di attualità nell’agenda parlamentare”.

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