La mafia in Lombardia
Era il 2010 quando l’allora Governatore della Lombardia dichiarava che “La Mafia in Lombardia non esiste!”. Oggi nessuno lo nega più.
La relazione della Commissione Parlamentare Antimafia del 2018 descrive il fenomeno come: “Movimento profondo e uniforme che interessa la maggioranza delle provincie settentrionali, con una particolare intensità in Lombardia, e che è stato favorito fino a tempi recenti da diffusi atteggiamenti di sottovalutazione e rimozione“.
Allo stesso modo, ma in maniera più analitica, il primo rapporto di “Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia”, realizzato dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata (Cross) dell’Università Statale di Milano, in 400 pagine mette a nudo il radicamento e l’evoluzione del “silenzioso assalto” delle mafie.
La Lombardia è una regione di insediamento storico delle varie organizzazioni mafiose: sin dagli anni ’50 è stata meta e dimora di diversi affiliati di Cosa Nostra, della Camorra e della ‘Ndrangheta, tra cui molti boss di grande calibro come Luciano Liggio, Gaetano Badalamenti e Gerlando Alberti, per parlare dei siciliani, o di Franco Coco Trovato, tra i calabresi.
La ‘Ndrangheta è certamente quella che, più di ogni altra, si radica in territori lontani dalla Calabria per spirito di conquista ed è per questo che ha letteralmente colonizzato l’intera regione. La scelta delle ‘ndrine cade normalmente sui piccoli centri dove è più facilmente replicabile il modello mafioso e dove, dunque, le ambizioni di controllo del territorio trovano riscontro fattivo; dove è più bassa l’attenzione delle forze dell’ordine e dell’opinione pubblica; dove vi è possibilità concreta di influenzare la vita pubblica del piccolo centro, eleggendo, ad esempio, un Consigliere Comunale con una manciata di preferenze; dove, nel medio periodo, attraverso il metodo mafioso, si riescono ad influenzare le dinamiche sociali e la cultura del territorio.
In Lombardia per oltre mezzo secolo le organizzazioni mafiose si sono arricchite, sia organizzando traffici criminali (in principio furono i sequestri di persona, poi passarono principalmente al narcotraffico), sia investendo in attività economiche formalmente legali (bar, ristoranti, imprese, soprattutto nel campo dell’edilizia, negozi etc.), al fine di riciclare il denaro sporco.
Le ragioni per le quali le organizzazioni mafiose si spostano dai territori meridionali di tradizionale insediamento sono sostanzialmente di quattro ordini:
1) Affari
2) Affari / Spirito di conquista (sistema misto)
3) Spirito di conquista
4) Fuga da lotte intestine o da azione repressiva dello Stato
Tutte le principali organizzazioni mafiose sono arrivate, in differenti momenti della loro storia, in Lombardia per una delle ragioni elencate sopra.
Geograficamente si può dividere la Regione fra Lombardia Orientale e Lombardia Occidentale: nella prima abbiamo una presenza della ‘ndrangheta più recente e con caratteristiche proprie, mentre nella seconda abbiamo la presenza tradizionale della ‘Ndrangheta con un panorama criminale vario tanto per attività quanto per provenienza.
In alcune aree gli insediamenti della criminalità organizzata sono maggiormente omogenei tra loro.
Il Nord-Ovest della regione (che comprende le provincie di Como, Lecco, Varese, Milano e Monza e Brianza) è caratterizzato da una presenza storica e consolidata, sopravvissuta alle inchieste degli anni ’90 che decimarono gli affiliati alle varie organizzazioni.
Il Sud della regione, invece, è interessato da una più recente presenza, che nel caso della provincia di Lodi sembrerebbe essere dovuto alla vicinanza con l’area milanese, pesantemente colpita dall’attività investigativa (gli affiliati si sposterebbero in questa zona, in quanto storicamente “più tranquilla” e considerata un’isola felice), mentre in quello di Mantova e Cremona le due province tendono ad essere una proiezione dei diversi gruppi criminali situati in Emilia-Romagna.
Un inesorabile “processo di colonizzazione” iniziato a metà del secolo.
Per un approfondimento, scarica qui la sintesi del Rapporto realizzato dall’Osservatorio sulla criminalità organizzata (Cross).